Il missile caduto in Polonia

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Il missile caduto in Polonia ha ucciso due persone e materializzato il fantasma dello scontro diretto tra la Nato e la Russia. Non che la Nato sia reattiva al punto di non distinguere un incidente da un attacco deliberato. Ma un incidente si presta a essere il casus belli. La Polonia, gli stati baltici, e soprattutto l’Ucraina ci hanno provato a cogliere l’occasione di passare dalla guerra regionale alla guerra mondiale. Questi paesi non hanno paura della bomba atomica. Hanno paura della Russia. Sanno che la protezione americana non sarà eterna. Prima o dopo, come nel passato, questi paesi saranno soli davanti alla Russia. Perciò, vogliono cogliere l’occasione adesso, per dare un colpo definitivo all’impero russo e disgregarlo.

Gli americani, che vogliono raggiungere lo stesso obiettivo, sono gradualisti. Immaginano la fine della Russia come la fine dell’Urss dopo una lunga guerra fredda. Perciò, restano prudenti. Dicono che il missile caduto in Polonia è ucraino. Allineano a questa versione i loro alleati. Escludono gli ucraini dalle inchieste. Sollecitano il negoziato d’inverno. Sono riluttanti a investire ancora soldi e armi, per l’incerta riconquista del Donbass e della Crimea. Gli americani potrebbero già essere soddisfatti. Vedono la Russia politicamente sconfitta. Ricacciata nei confini della potenza regionale. Costretta nella crisi economica sotto dure sanzioni. Separata dall’Europa. Quasi isolata nel G20. L’impero americano si è esteso fino ai confini della Russia. Ma gli americani non vogliono morire per gli europei dell’Est.

Non tutti negli Usa la pensano così. Se il capo di stato maggiore dice essere molto improbabile una riconquista ucraina di tutti i territori occupati dai russi, il ministro della difesa sostiene che dall’inizio dell’invasione russa gli ucraini hanno mostrato di saper fare quello che nessuno si aspettava sapessero fare. Ma la tendenza realista negli Usa sembra adesso prevalente o in rimonta. Spinta dalle colombe democratiche e dal rafforzamento repubblicano nel congresso. Perché lo stallo in Ucraina è pericoloso, diventa un bivio tra il negoziato e l’escalation. Americani e russi hanno ammesso di parlarsi in privato, per scongiurare il rischio nucleare.

La vecchia Europa potrebbe farsi trovare più in sintonia con i movimenti pacifisti e far pendere la bilancia dalla parte della diplomazia. Tuttavia, in Italia si oscilla tra la disciplina e l’eccesso di zelo. Giorgia Meloni ha aspettato e poi si è allineata alle dichiarazioni del segretario generale della Nato. Il missile in Polonia è ucraino, ma la colpa è della Russia. Invece, i suoi oppositori Enrico Letta e Carlo Calenda hanno applicato per conto loro l’art. 5 dello statuto della Nato. Subito al contrattacco su Twitter. Prima di sapere e capire, come a volere, nel loro piccolo, alimentare la tensione, nelle ore in cui la tensione era già alle stelle.