Il rifiuto del precedente nella guerra russo ucraina

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Il rifiuto del precedente è il principio che sintetizza le giustificazioni occidentali del sostegno militare all’Ucraina invasa dalla Russia. Da ultimo, l’ha ribadito Sergio Mattarella nel messaggio di fine anno. Dei gravi danni della guerra, “la responsabilità ricade interamente su chi ha aggredito e non su chi si difende o su chi lo aiuta a difendersi. Pensiamoci: se l’aggressione avesse successo, altre la seguirebbero, con altre guerre, dai confini imprevedibili”.

A pensarci però, il presupposto di questo rifiuto è un mondo pacificato prima dell’aggressione russa all’Ucraina. Invece, solo nel 2021, troviamo molte guerre in corso nel mondo. In Palestina, in Siria, in Afghanistan, in Myanmar, in Etiopia, nello Yemen e nello stesso Donbass. Si tratta di guerre prolungate nel tempo, che non si risolvono mai, perché nessuna delle parti in conflitto riesce ad avere un successo definitivo. Il fallimento invece di concludere queste guerre, le fa proseguire.

La Russia ha già i suoi precedenti disastrosi, dentro e fuori i suoi confini. Dieci anni di guerra in Cecenia, dieci anni di guerra in Afghanistan. Ma questo non l’ha trattenuta dal impantanarsi in Ucraina. Lo stesso Occidente, nonostante voglia rifiutare il precedente, ha i suoi precedenti. Gli americani hanno perso in Vietnam; eppure non si sono trattenuti dal aggredire l’Iraq, la Somalia, la Serbia, la Libia. Persino l’Afghanistan, senza che il precedente sovietico significasse qualcosa. Sebbene l’insieme di queste guerre sia stato un prevalente fallimento, adesso l’Occidente si porta a un passo dalla terza guerra mondiale con la Russia. Per rifiutare il precedente che darebbe corso a nuove guerre.

In pratica, i precedenti fallimenti di una parte hanno incoraggiato la parte avversa. La sindrome del Vietnam è stata guarita dal fallimento sovietico in Afghanistan. Quest’ultimo è stato superato dai fallimenti americani in Iraq e di nuovo in Afghanistan. Senza la disonorevole fuga americana da Kabul, forse non ci sarebbe stata l’invasione russa dell’Ucraina. Ora, la possibile sconfitta russa in Ucraina, forse per un po’ metterà fine alle guerre russe, ma rilancerà quelle della Nato. Fino al confronto più pericoloso: quello con la Cina.

Il rifiuto del precedente esprime un approccio normativo alla guerra in Ucraina. Che mette l’Occidente nella posizione del giudice e del poliziotto globale. Di colui che vuole amministrare e garantire la giustizia nel mondo. In tal modo, la guerra russa (come lo sarebbe una guerra cinese o di un altro antagonista) è l’inaccettabile precedente che viola il diritto internazionale. Invece, le guerre occidentali vogliono essere operazioni di polizia, che esercitano il monopolio della violenza.

Ma senza uno stato mondiale, con proprie istituzioni repressive, un tale monopolio è tanto irrealistico quanto illegittimo; rientra nella vocazione imperiale. Per cui, il centro dell’impero più forte cerca di rappresentarsi non come parte in causa, ma come entità al di sopra delle parti. Un’entità priva della sufficiente autorità, quindi destinata ad essere sfidata. Dalle potenze emergenti perché vogliono emergere, dalle potenze declinanti perché non vogliono declinare.