Crisi Italia-Francia. I dati sui migranti in Europa

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Sui migranti, la Francia ha ragione, l’Italia ha torto. La nave Ocean Viking doveva sbarcare nel porto sicuro più vicino. Quindi, in Italia. Vietandole l’accesso e obbligandola a percorrere tutto il mar Tirreno, per raggiungere la Francia e completare il soccorso dei naufraghi, il governo italiano ha mancato al suo dovere e violato il diritto internazionale. Se poi, dietro le quinte, la Francia aveva aperto un suo porto, per aggirare l’ostinazione italiana, allora il governo italiano ha sbagliato a sbandierare il cedimento francese come una propria vittoria. Alla Francia possiamo solo rimproverare di avere destabilizzato la Libia nel 2011. Paese che assorbiva il 60% dell’emigrazione africana. Ma il nostro governo di centrodestra le andò dietro insieme con tutta la Nato.

Gli argomenti difensivi di Giorgia Meloni sono falsi. I 90 mila migranti sbarcati quest’anno in Italia non sono stati portati tutti dalle Ong, che ne hanno sbarcati meno di un decimo. Se di questi 90 mila, a fronte degli 8.000 promessi, ne sono stati ricollocati in Europa solo 117 e appena 38 in Francia, occorre spiegare perché. Se per la lentezza italiana nell’identificazione dei migranti, o per impedimenti europei e quali. Meloni omette di dire che l’accordo del giugno 2022 sui ricollocamenti fissa la scadenza all’estate 2023.

La presidente del consiglio afferma che l’Italia non può essere l’unico porto di sbarco nel Mediterraneo, l’unica porta di accesso dei migranti in Europa. Infatti, non lo è. Quest’anno, 128.400 migranti sono passati per la rotta balcanica verso Austria e Germania. 85.140 per la rotta del Mediterraneo centrale verso l’Italia. 62.630 per la rotta della Manica verso il Regno Unito. 35.340 per la rotta del Mediterraneo orientale verso la Grecia. 12.350 per la rotta del Mediterraneo occidentale più 14.140 per la rotta dell’Africa occidentale verso la penisola iberica. Le proporzioni di queste rotte cambiano nel tempo, a secondo di cosa succede nei paesi d’emigrazione e del tragitto migratorio. Per cui talvolta, il primato di destinazione nel Mediterraneo spetta all’Italia, talvolta alla Spagna, talvolta alla Grecia. I migranti, dal primo paese d’accoglienza, si spostano a decine di migliaia verso i paesi più ricchi. Così, il ricollocamento avviene nei fatti.

In Germania ci sono 1 milione e 490 mila rifugiati, 232 mila richiedenti asilo. In Francia 543 mila rifugiati, 82 mila richiedenti asilo. Nel Regno Unito 223 mila rifugiati, 83 mila richiedenti asilo. In Spagna 219 mila rifugiati, 91 mila richiedenti asilo. In Italia 191 mila rifugiati, 53 mila richiedenti asilo. Complessivamente, ci sono in Germania 9 milioni e 850 mila immigrati, nel Regno Unito 7 milioni e 825 mila, in Francia 7 milioni e 440 mila, in Spagna 6 milioni e 470 mila; in Italia 5 milioni e 200 mila. L’Italia è, tra i grandi paesi europei, quello con meno immigrati, rifugiati, richiedenti asilo. Quello che aiuta di meno, quello che chiede più aiuto.

Tra le persone avverse all’immigrazione c’è la credenza che tutti questi numeri possano stravolgersi se si calcolano i migranti irregolari, che loro chiamano clandestini. Invece, le proporzioni sono le stesse. Prendiamo il 2020. Le forze dell’ordine individuano in Germania 117.930 immigrati irregolari; in Francia 103.915; in Spagna 72.265; in Grecia 47.295; in Italia 22.785.

A parte il rispetto del protocollo, un motivo, per il quale Meloni ha sbagliato a sbandierare la disponibilità di Macron, è la presenza in Francia di Le Pen. La Meloni francese pronta ad aggredire il «lassismo» del presidente in carica. Se ogni paese europeo avesse un governo nazionalista, nessuno aiuterebbe nessuno. Infatti, le forze nazionaliste sono unite, non nel voler gestire i ricollocamenti, ma nell’obiettivo velleitario di bloccare l’immigrazione sulle sponde dell’Africa.

Il che significa mettere un coperchio sopra una pentola in ebollizione, perché guerre, dittature, carestie, siccità, cataclismi non cessano di produrre i loro effetti, solo perché qualche governo xenofobo crede di poter abolire l’immigrazione. Limitare l’immigrazione, per esempio dalla Libia, vuol dire pagare i miliziani. Cioè, le stesse persone degli scafisti, che Meloni dice, con una battuta da comizio, di voler isolare. Di più, significa pagare i due stati che controllano la Libia: Turchia e Russia. Rendersi dipendenti, anche sull’immigrazione, da regimi autocratici. Con la conseguenza di recludere ancora di più i migranti in campi e strutture ai limiti e oltre i limiti della disumanità.

L’alternativa è permettere l’immigrazione legale. Riaprire i flussi migratori, attraverso aerei, navi e treni di linea, sulla base della nostra capacità di assorbimento. Se la Coldiretti chiede centomila migranti l’anno, se la Confindustria ne chiede 300 mila, che siano questi i numeri dei flussi legali. Regolarizzati e contrattualizzati come tutti i lavoratori, in modo che non vi sia né dumping, né sfruttamento.