Distruggere Hamas implica sacrificare i civili palestinesi

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Distruggere Hamas si deve. Israele reagisca. Ma, nel rispetto del diritto internazionale, senza fare del male ai palestinesi. Così, dicono i democratici e progressisti del mondo. Ne risulta un messaggio debole e divergente. Una posizione ingenua o ipocrita. Perché il teatro di guerra è Gaza. Una striscia di terra di 365 km2 con una densità abitativa di 5.500 persone per km2. La più alta del mondo. Impossibile fare una operazione chirurgica a Gaza, che colpisca i miliziani di Hamas senza massacrare i civili. Israele accusa Hamas di usare i civili come scudi umani. Quindi, bombarda gli scudi. Con un’invasione di terra, li sfonderebbe. D’altra parte, non si capisce dove Hamas potrebbe sistemarsi, per non confondersi con i civili. Colpire Hamas significa sacrificare i civili palestinesi. E gli stessi ostaggi israeliani.

Il sacrificio dei civili palestinesi è già in atto da dieci giorni. 3000 uccisi, di cui 1000 bambini. 12.500 feriti. Il bombardamento a tappeto sulla striscia. Colpite scuole, ospedali, rifugi, case, il valico di Rafah, al confine con l’Egitto, da cui nessuno può uscire e gli aiuti umanitari non possono entrare. Una popolazione imprigionata, senza acqua, cibo, corrente elettrica. Costretta a bere l’acqua del mare. Centinaia di migliaia di sfollati. L’ordine di evacuazione dal nord, per un milione di persone in condizioni disperate, dove ci sono venti ospedali, stracolmi di feriti. Senza un posto dove andare. Con la prospettiva di una nuova pulizia etnica. Crimini di guerra la cui condanna non occupa nessuna parte dei nostri discorsi, neanche una postilla, mentre continuiamo a intimare che ogni discorso debba partire dalla condanna di Hamas.

La leadership di Israele, oltre che violenta, appare confusa. Quale obiettivo vuole raggiungere? I suoi alleati non sembrano avere idee più chiare, oscillano tra l’autorizzare e il trattenere. Distruggere Hamas? Quando sarà considerata distrutta? Con la morte dei suoi capi? L’uccisione delle sue decine di migliaia di affiliati? Hamas è già stata decimata nelle guerre precedenti, nelle campagne di omicidi mirati. Ma si è sempre riprodotta. Si pensa adesso di far meglio, uccidendo tutti i pesci di Hamas nella distruzione di tutto l’acquario di Gaza?

Distruggere Hamas a Gaza significa distruggere i palestinesi di Gaza. Da razzisti democratici, possiamo sopportarlo con il mal di pancia nell’ordine delle migliaia di palestinesi uccisi. La dimensione ordinaria delle grandi operazioni israeliane. Ma nell’ordine delle decine di migliaia? Delle centinaia di migliaia? Solo questa sera, il bombardamento di un ospedale ha fatto centinaia di morti. Quanti altri ospedali, quante altre scuole, quanti altri rifugi sapremo tollerare? Ad un certo punto diremo basta. Il massacro sarà stato grande, ma rimarrà incompiuto, come ogni precedente lavoro sporco israeliano. E il nemico tornerà a riprodursi. Si riprodurrebbe comunque, perché Hamas, non è solo a Gaza. Se anche sparisse, la disperazione palestinese si esprimerebbe in una nuova organizzazione.

Allora, il messaggio democratico sensato è che no, Israele non può reagire con la violenza e il terrore. Per colpire, distruggere, debellare. Deve affidarsi alla politica. Restituire finalmente vita, dignità e libertà alle donne e agli uomini palestinesi. Alla loro moltitudine di bambini.