Il bombardamento dell’ospedale di Gaza

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Il bombardamento dell’ospedale di Gaza ha ucciso 500 persone. La responsabilità del bombardamento, o dell’esplosione, non è chiara. Così dicono l’Onu e le fonti di informazioni più serie ed autorevoli. Perché nessuna fonte indipendente ha potuto valutare e confermare la versione israeliana che accusa il Jihad islamico, né la versione di Hamas che accusa Israele. Tutti i paesi arabi accusano Israele. L’Olp chiede una commissione d’inchiesta internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite.

A Tel Aviv, Biden ha sostenuto la versione israeliana. Ma in modo poco assertivo. Ha dichiarato «sulla base di quello che ha visto», che l’esplosione all’ospedale sembra sia stata compiuta non da Israele ma «dall’altra squadra». Senza nominarla. Ha aggiunto però che «in molti non ne sono sicuri, quindi dobbiamo risolvere molte questioni». Una testimonianza, la sua, più a favore della politica che della verità. Come l’anno scorso, lo fu il dichiarare ucraino il missile caduto in Polonia. Serviva dire così. Per evitare la situazione imbarazzante e pericolosa, di un missile russo caduto in territorio Nato. Oggi, serve coprire i crimini di Israele. Per poterla sostenere in pubblico e trattenere in privato.

È normale che l’esercito molto più forte sia il primo e principale sospettato del bombardamento dell’ospedale di Gaza. L’aviazione che da giorni conduce un bombardamento a tappeto su tutta la Striscia di Gaza. Con l’uccisione di oltre tremila palestinesi. Israele aveva già colpito tre volte l’ospedale anglicano a scopo intimidatorio, per sollecitarne l’evacuazione. I precedenti non sono a favore di Israele.

Tuttavia, dal nostro punto di vista, non è fondamentale stabilire il colpevole. Il punto è che sono morte sotto le macerie dell’ospedale centinaia di persone. Una tragedia prevedibile nelle guerre condotte con i bombardieri sui centri abitati. Inevitabile che, prima o dopo, siano colpite strutture e infrastrutture civili. Un copione già visto nelle guerre contro la Serbia, l’Iraq, l’Afghanistan, l’Ucraina e tante volte Gaza. Con il successivo rimpallo delle responsabilità. Chi intraprende queste guerra sa cosa mette a rischio, quando non ne fa un esplicito bersaglio.

Gli ospedali non sono bombardati solo con le bombe. Colpire la popolazione civile, gli acquedotti, le centrali elettriche, ha una ricaduta immediata sugli ospedali. Sovraffolati di feriti e di rifugiati, con le macchine salvavita che non possono funzionare, minacciati di evacuazione. Così, succede a Gaza con Israele che nega acqua, carburante, elettricità e impedisce l’accesso di ogni aiuto umanitario.

L’assedio israeliano di Gaza ha ucciso o messo a repentaglio la vita dei neonati nelle incubatrici. Dei malati che fanno la dialisi, per insufficienza renale. Dei ricoverati in terapia intensiva attaccati ai ventilatori. Negli ospedali di Gaza, si arriva a dover operare sul pavimento, senza anestesia, perché mancano i posti e i farmaci. Tutto questo ammala, ferisce, uccide, durante i giorni, quanto una bomba in pochi minuti.

Perciò, non può esistere il diritto alla guerra preventiva o di rappresaglia. Perché travolge il diritto umanitario. I codici dell’onore bellico fanno strage di esseri umani. Le condanne ci sembrano un bel modo per intestare i discorsi e distribuire o negare patenti di legittimità. Ma evocano punizioni, sempre punizioni collettive. Così diventano parte del problema. Non serve condannare chi ha bombardato l’ospedale. Serve il chiedere il cessate il fuoco, se non vogliamo vedere altri ospedali bombardati. Se vogliamo finalmente liberare gli ostaggi e soccorrere la popolazione civile di Gaza.