Guerrafondai e partigiani

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Guerrafondai o partigiani, come possiamo chiamare gli occidentali dalla parte dell’Ucraina nella guerra contro la Russia? Forse, in entrambi i modi. Stiamo al significato delle parole.

Guerrafondaio è il fomentatore della guerra come unico mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, in particolare per l’opportunità di vantaggi personali che ne possono derivare sul piano ideologico o economico. Guerrafondaio deriva dalla locuzione «guerra a fondo» condotta con energia e risolutezza. Fu coniato dal giornalista Gandolin durante la guerra italo-abissina del 1896. In senso spregiativo, è l’accanito fautore della guerra a ogni costo. Vale anche come aggettivo. Gruppi guerrafondai, nazionalismo guerrafondaio, politica guerrafondaia (Hoepli, Treccani).

Tra i guerrafondai possiamo distinguere i gruppi che ci guadagnano in termini di status, potere e ricchezza. Dirigenti politici, vertici militari, imprenditori dell’industria bellica. E la gente semplice, che si sente convinta dalla propaganda bellica e se ne fa interprete, ripropone la retorica, segue e rilancia l’orientamento del governo, del partito, risponde al riflesso di appartenenza e contrapposizione tribale. È questo senso di appartenere e contrapporsi, che determina le incoerenze di principio nei diversi conflitti, perché la coerenza è la fedeltà alla tribù.

Dai tempi antichi, la propaganda bellica si fonda su due argomenti. Facciamo la guerra per difenderci; possiamo vincerla, perché il nemico ci è inferiore. I discorsi, le analsi, le notizie, la narrazione, le censure, tutto mira a mostrare e dimostrare di continuo questi due punti fondamentali per la credenza dei guerrafondai.

La guerra dalla parte degli ucraini è spesso paragonata alla Resistenza antifascista del 1943-45. I combattenti ucraini sarebbero come i partigiani. Ma in senso storico, i partigiani sono combattenti appartenenti a formazioni irregolari in un territorio invaso dallo straniero. I nostri partigiani erano un movimento di civili, disertori, intellettuali, studenti, lavoratori, gente comune prestata eccezionalmente alle armi, per fare fronte all’invasore. In Ucraina invece combattono solo soldati e miliziani inquadrati nell’esercito, sotto coscrizione obbligatoria. Non esiste nessun movimento popolare civile armato. I civili sono rimasti inermi o sono fuggiti come profughi di guerra. Diversa è poi la tendenza della lotta. I nostri partigiani lottavano per finire la seconda guerra mondiale. I militari ucraini lottano a rischio o proprio con l’intenzione di innescare la terza guerra mondiale. Come diverso è il segno politico. I partigiani italiani erano contro il nazifascismo e il nazionalismo. L’esercito ucraino li comprende al suo interno.

Dunque, chi in Occidente ritiene che l’invasione russa dell’Ucraina possa essere fronteggiata solo o principalmente con le armi e che una tale reazione armata debba essere condotta fino alla completa liberazione dei territori occupati, come può definirsi? Partigiano? Nel senso generico del sinonimo «fazioso» può andare bene. Guerrafondaio? Non sarà il modo più gentile di chiamarlo, ma rientra nella definizione specifica. Guerra come mezzo di risoluzione, condotta fino in fondo. È il contrario di pacifista. Difatti, a livello politico e di opinione pubblica, gran parte del tempo, i guerrafondai lo passano a polemizzare con i pacifisti.