Antisemitismo e Islamofobia come riflesso della guerra

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L’antisemitismo è il pregiudizio, la paura, l’odio verso gli ebrei. Un sentimento ostile, immotivato, fondato su se stesso. Astratto da qualsiasi contesa. Sebbene, per razionalizzarsi, possa di volta in volta, trovare pretesto in una contesa. Come accade in questi giorni, negli Usa, in Europa, in Russia, di riflesso al conflitto israelo-palestinese. L’assalto a un aereo proveniente da Tel Aviv in Daghestan, le stelle di David disegnate sulle mura di case e negozi ebraici a Parigi e del cimitero ebraico di Vienna, le pietre d’inciampo deturpate a Roma.

Non importa che Israele e i filoisraeliani usino l’accusa di antisemitismo in modo indiscriminato, per sottrarsi a ogni critica. L’antisemitismo rimane il più ripugnante dei razzismi; in ogni caso da respingere. Tanto più se ci sono persone giovani, inconsapevoli, ignoranti, che pensano di poter attingere all’antisemitismo, per confliggere contro il sionismo. Così come richiamiamo la necessità di distinguere tra i miliziani di Hamas e i palestinesi, nel rifiuto delle punizioni collettive, allo stesso modo occorre richiamare la distinzione tra ebrei, sionisti, israeliani, nel rifiuto dell’antisemitismo.

La critica a Israele si fonda sulla politica. Sulla sua condotta escludente l’autodeterminazione o l’integrazione di cinque milioni e mezzo di palestinesi. Sottoposti a violenze, umiliazioni, espropriazioni, restrizioni nei territori occupati illegalmente dai militari e dai coloni israeliani. Lo scopo è correggere la politica israeliana nel senso della democrazia, dell’uguaglianza, il rispetto dei diritti umani, il rifiuto della violenza nei confronti dei palestinesi. Non di cercare rivincite, tornare indietro nella storia, ribaltare le parti.

L’attacco terrorista di Hamas e la reazione stragista di Israele accendono la contrapposizione comunitaria nel resto del mondo. Dove coesistono comunità di ebrei e di musulmani. In particolare, in Francia e negli Usa, ma non solo. All’intolleranza e all’aggressione antisemita si accompagna l’intolleranza e l’aggressione islamofoba. Sebbene, gli atti di intolleranza, aggressione, nei confronti di musulmani, arabi, palestinesi, negli Usa e in Europa, non siano altrettanto enfatizzati. Antisemitismo e Islamofobia, nei loro alti e bassi, sono andati e vanno insieme. I due razzismi sono entrambi da denunciare e combattere.

Sabato 14 ottobre, in Illinois, un uomo ha accoltellato a morte un bambino musulmano di sei anni. Cercando di uccidere anche la madre, invece sopravvissuta all’aggressione. Madre e figlio, tutti e due, con doppia cittadinanza palestinese e statunitense. Mercoledì 25 ottobre, a Roma, quattro persone hanno pedinato e poi aggredito a calci e pugni l’attivista italo-palestinese Karem Rohana. Nel Regno Unito, a Londra, i reati islamofobici sono aumentati del 140 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, passando dai 42 nel 2022 ai 103 attuali.

Allora, nel contrastare antisemitismo e islamofobia occorre nell’immediato seguire l’esempio di Kathy Hochul. Il governatore di New York, che ha annunciato martedì di voler investire 75 milioni di dollari per sovvenzionare la protezione dei luoghi di culto. In risposta all’aumento delle segnalazioni di attacchi antisemiti e crimini d’odio contro i palestinesi.