Il tribunale di Catania libera tre migranti. Il governo lo delegittima

Il Tribunale civile di Catania non ha rimesso in libertà un «immigrato illegale». Nè lo ha fatto, perché i cercatori d’oro in Tunisia considerano le sue caratteristiche fisiche favorevoli allo svolgimento delle loro attività. E neppure ha dichiarato unilateralmente la Tunisia un «paese non sicuro». Queste motivazioni non sono scritte nell’ordinanza di Catania. Sono scritte soltanto nel post di Giorgia Meloni, che attribuisce all’ordinanza di Catania «motivazioni incredibili» contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto. Contenuti ribaditi dalla presidente del consiglio nell’intervista a Sky da Granada.

Il Tribunale civile di Catania ha rimesso in libertà tre richiedenti asilo e non tre «immigrati illegali». L’ordinanza menziona le caratteristiche fisiche del migrante solo per documentare i motivi dichiarati dalla persona richiedente asilo. Non per decidere sul merito della richiesta. Neppure l’ordinanza si pronuncia sulla Tunisia quale paese sicuro o non sicuro. Soltanto precisa che considerare sicuro un paese non implica in automatico che la persona proveniente da quel paese non possa trovarsi in pericolo. La sua posizione è da valutare sul piano individuale e non all’ingrosso insieme con tutte le persone provenienti dallo stesso paese. Altrimenti, sarebbero consentiti i respingimenti o le espulsioni collettive, che la normativa europea invece vieta.

Il Tribunale civile di Catania non ha preso l’iniziativa. Ha risposto al questore di Ragusa. Che ha chiesto al tribunale l’autorizzazione per recludere tre migranti nel centro di detenzione di Rapallo. Il Tribunale di Catania ha ritenuto insufficienti le motivazioni del questore. Perché, in base alla Costituzione italiana, alla Carta fondamentale dei diritti dell’Unione europea, non è consentito limitare la libertà di una persona soltanto:

  • per esaminare la sua domanda di asilo,
  • perché proviene da un paese considerato sicuro,
  • perché non è in grado di pagare una cauzione.

La limitazione della libertà personale può essere decisa eccezionalmente, per motivi fondati, proporzionati e specifici in relazione a singoli individui. Non in modo automatico per categorie di persone.

Il governo, se non è d’accordo, può impugnare l’ordinanza davanti alla Corte di Cassazione. Il ministro della Giustizia ha dichiarato in parlamento, che impugnerà l’ordinanza in accordo con il ministro dell’interno. Ma, nel dichiararlo, non ha fatto riferimento agli argomenti dell’ordinanza, ma a presunte “distonie tecniche”, che dice di aver individuato.

La maggioranza e la stampa di destra non hanno criticato l’ordinanza di Catania nel merito dei suoi argomenti effettivi. Hanno invece delegittimato la giudice con attacchi personali e accuse di partigianeria politica. Questo, insieme con il post di Giorgia Meloni, mostra che la destra al governo ha un rapporto controverso con la democrazia liberale. La divisione dei poteri dello stato, l’autonomia della magistratura, la gerarchia delle fonti giuridiche. Un governo democraticamente eletto non può fare tutto quello che vuole. Deve, in ogni caso, rispettare i principi costituzionali e la legislazione europea. Se le leggi ordinarie nazionali contravvengono alla Costituzione e al diritto internazionale, la magistratura può, anzi ha il dovere di disapplicarle.