L’imparzialità dei giudici non è pregiudicata dall’impegno civile

L’imparzialità dei giudici non è pregiudicata dall’impegno civile. Se un giudice parte da Torino per manifestare contro un sopruso commesso a Catania può dar da pensare. Ma se il sopruso glielo commettono proprio sotto casa, magari scende giù a dire qualcosa. È civile e umano. Essere giusti non significa essere equidistanti in assoluto. Poi, tra chi? Apprezzo molto la tensione a voler essere distaccati, obiettivi, imparziali. Specie da parte di giornalisti e intellettuali. Finché questa tensione non perde di vista il senso delle proporzioni e ripiega nel dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Soprattutto alla botte. Tra i cerchiobottisti sul caso dell’ordinanza di Catania e delle preoccupanti reazioni del governo, segnalo Paolo Mieli, Matteo Renzi, Enrico Mentana, Luciano Violante.

Ospite di Otto e mezzo del 5 ottobre, Paolo Mieli dice due cose. Una molto breve. L’ordinanza di Catania sta in piedi e la Cassazione la confermerà. L’altra molto lunga. La giudice non avrebbe dovuto partecipare a manifestazioni politiche. Oppure, dato il suo passato militante, non avrebbe dovuto accettare l’incarico di decidere sulla reclusione di tre migranti. L’insieme, condito da una serie di cose che della giudice lo inquietano o non gli piacciono. Cose come: ha chiuso le sue pagine social, ha detto di non appartenere a nessuna corrente della magistratura.

Sulla opportunità di non partecipare a manifestazioni da parte della giudice, si può anche convenire con il senno di poi. Assumendo il «buon senso» del marito della Meloni. Tu hai tutto il diritto di andare in piazza. Ma se ci vai, trovi il lupo che ti filma, archivia il video e, quando gli conviene, lo tira fuori per usarlo contro di te. Tuttavia, se questa parte del discorso, diventa ormai tutto il discorso. Calcato con parole forzate. Per cui, la semplice partecipazione a una manifestazione diventa un passato militante attivo, che ti toglie ogni credibilità. Bisogna tenere fermo un punto. La magistrata è una libero cittadina. Come tale ha diritto di partecipare alla vita pubblica del paese. Gli ambiti di incompatibilità sono regolati dalla Costituzione e dalla legge. La giudice di Catania non li ha violati.

Nei paraggi di un suo processo a Firenze, Matteo Renzi paragona la giudice Jolanda Apostolico al generale Roberto Vannacci. Se fai il magistrato o fai il generale non puoi fare lotta politica. La destra attacca la giudice e difende il generale. La sinistra attacca il generale e difende la giudice. Solo noi (di Italia Viva) sappiamo criticare entrambi.

Nella forma, il ragionamento renziano non fa una grinza. Ma se la forma è sostanza, non è tutta la sostanza. Il generale Roberto Vannacci smette di essere una figura di garanzia, non perché esprime delle opinioni politiche. Ma perché attacca dei gruppi umani. Gli omosessuali, gli immigrati, le donne femministe. Le persone che appartengono a questi gruppi umani come possono sentirsi garantiti da lui, che detiene il monopolio della violenza? La giudice Jolanda Apostolico non ha attaccato nessuno. Anzi, ha difeso delle persone, in quanto esseri umani. Ha manifestato per far sbarcare dei naufraghi da una nave della guardia costiera, per liberarle da una condizione di sequestro. Chi può non sentirsi garantito da lei? I sequestratori?

Su Facebook, Enrico Mentana espone sette domande sul caso Salvini-Apostolico. Il titolo del caso è già un programma, nel quale Mentana fa la parte del trattino.

  • Chi ha passato a Salvini il video sulla protesta del 2018 nel porto di Catania?
  • Dove sono state conservate o postate, e da chi, quelle immagini in questi 5 anni?
  • Chi sapeva, a Palazzo di Giustizia e tra le forze dell’ordine, che la magistrata era stata quella sera tra i manifestanti?
  • Perché la dottoressa Apostolico ha cancellato tutto lo storico della sua attività social subito dopo la decisione sul rilascio dei tre tunisini?
  • Perché aveva deciso di partecipare a quella protesta del 2018 e quale era la sua posizione sui decreti Salvini?
  • Ne aveva scritto su Facebook o su qualche altra pagina?
  • Più importante di tutto: la decisione della giudice Apostolico sulla libertà dei tre tunisini, che ha originato questo scontro istituzionale, aveva solide basi o no? (Perché poi un magistrato giudicante può esser di destra o di sinistra, filo o anti governativo, a favore o contro l’accoglienza: ma poi sopra a tutto conta la corretta applicazione della legge).

Tutte domande legittime, ma per mantenersi in equilibrio, bastava l’ultima. Mettere insieme le prime sei livella il rilievo di gravità. Gli interrogativi sulla probabile attività di dossieraggio del governo interessano tutti. La gestione del profilo social della giudice, può suscitare curiosità, ma in fondo sono solo affari suoi. Schedare i manifestanti e tentare di sottrarsi a un linciaggio sono due cose molto diverse.

Intervistato dal Quotidiano Nazionale, Luciano Violante attacca la giudice Jolanda Apostolico. A suo dire, la polemica sull’uso del video è deviante, il punto è la partecipazione alla manifestazione. La partecipazione politica mette in questione l’imparzialità dei giudici. «Un magistrato non può partecipare a manifestazioni conflittuali, manifestazioni di parte e pensare di essere ritenuto imparziale».

Eppure, tra i due punti se c’è un reato è solo nel punto «deviante». Per Luciano Violante, il conflitto pare essere un piatto. Tutto uguale. Una manifestazione vale l’altra. Tanto la manifestazione di partito per la campagna elettorale, quanto la manifestazione umanitaria per liberare un gruppo di naufraghi bisognosi di assistenza e cure. Secondo questo modo di ragionare, un giudice che avesse manifestato contro la persecuzione degli ebrei, nel 1938, avrebbe perso credibilità. Non lo si sarebbe potuto più credere imparziale nel pronunciarsi sulle leggi razziali. In effetti. Ma, l’imparzialità dei giudici, l’imparzialità reale di un’autentica figura di garanzia non è quella tra parti politiche. Che costituiscono solo una dialettica conflittuale tra le altre. Nella quale, un partito può perseguire cose aberranti. L’imparzialità dei giudici, l’imparzialità reale è quella tra gli esseri umani, per cui nessuno sia privilegiato, nessuno sia perseguitato.