Il mutamento climatico non estinguerà la vita sul pianeta

  • Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:Mondo

Il mutamento climatico non metterà fine alla vita sulla terra. Periodi caldi, molto più caldi, ce ne sono già stati. Nel periodo geologico del Carbonifero, circa 300 milioni di anni fa, le temperature potevano essere superiori alle nostre di 10-20 gradi. La concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera arrivò a superare le mille parti per milione (ppm). In confronto alle 400 ppm attuali (già superiori del 50% rispetto all’era preindustriale). Eppure, esistevano foreste lussureggianti, ricche di vegetazione. C’era la fauna: insetti, aracnidi, pesci, tetrapodi. Le foreste catturarono enormi quantità di anidride carbonica trasformandola, attraverso la fotosintesi, in biomassa, diventata poi carbone nel corso di milioni di anni. Ma ancora al tempo del Mesozoico, l’era dei dinosauri, 252-66 milioni di anni fa, le temperature erano più elevate di quelle attuali. Così come la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera.

Vero che, in tutto quel tempo, non esistevano gli esseri umani e neppure i primati. La vita terrestre, flora e fauna, non coincide con la vita degli esseri umani. Quando diciamo di voler salvare la vita sul pianeta ci diamo eccessiva importanza. In realtà, vogliamo salvare noi stessi. Ma, la possibile scomparsa della specie umana non costituisce un pericolo per la vita sulla terra. Anzi può essere un’opportunità. Perché, consentirebbe alle altre specie animali e vegetali di riprendersi lo spazio. E alle foreste di tornare a ridimensionare quell’anidride carbonica che noi vorremmo smettere di aumentare attraverso il consumo di combustibili fossili. Se non ci riusciamo noi, non dobbiamo disperare. Ci riuscirà la natura senza di noi. Come ha già fatto in periodi molto più caldi.

Tuttavia, è improbabile che toglieremo il disturbo. La nostra specie ha già superato situazioni estreme, peggiori dell’attuale. Secondo un recente studio internazionale, la specie umana si sarebbe ridotta a poco meno di 1300 esemplari, circa 900mila anni fa. Fu per causa del drastico mutamento climatico della fine del Pleistocene inferiore. Ciò nonostante, da quel collo di bottiglia demografico emerse l’homo heidelbergensis, antenato comune dell’uomo di Neanderthal e dell’homo sapiens. Oggi siamo otto miliardi, e aumentiamo più velocemente del prezzo di un tassametro. I prossimi mutamenti climatici, per quanto importanti, possono ridurci dall’ordine dei miliardi a quello dei milioni. E riportare indietro il livello delle nostre società a quello precedente la rivoluzione industriale. Mantenendoci pur sempre nella dimensione della civiltà agricola. Anche così il problema delle emissioni di gas serra sarebbe risolto, dando tempo e modo alla natura di assorbire ed estinguere il nostro inquinamento.

Possiamo, quindi, essere ottimisti, tanto per la sopravvivenza del pianeta, quanto per la sopravvivenza umana. La vita sulla terra e la nostra compagnia saranno ancora lunghe. L’unica ombra è che noi, adulti e maturi, non faremo in tempo a defilarci. Il mutamento climatico sarà, sì, lo spettacolo dei nostri figli e nipoti. Dei nostri contemporanei nel sud del mondo. Ma lo spettacolo è già iniziato anche per noi in Occidente. Possiamo relativizzare infarti, ictus e tumori. E aggiungere, tra le normali cause di malattia e morte, la siccità, le alluvioni, le ondate di calore.

È una lotta contro il tempo e un conflitto tra noi. Ci sono le resistenze dei vecchi gruppi industriali legati al carbone e al petrolio. Delle minoranze popolari più conservatrici e meno informate, seppure tanto rumorose. Ma possiamo aver fiducia nella capacità d’imporsi del principio di realtà. La maggioranza di americani e europei è favorevole alle politiche ambientaliste. Le energie rinnovabili hanno il potenziale per sostituire i combustibili fossili come fonte di energia primaria.